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Investigazione di “Nemesi Animale” sull’allevamento Bruzzese: il vero volto dell’industria dello sfruttamento

Guarda il video dell\’investigazione di \”Nemesi Animale\”

Gli attivist* di “Nemesi Animale” hanno pubblicato il loro nuovo lavoro di investigazione focalizzato su un allevamento di galline ovaiole nella provincia di Varese, l’allevamento “Bruzzese”. Negli ultimi anni il movimento di liberazione animale ha visto moltissimi gruppi a livello internazionale intraprendere questo tipo di metodo, attraverso le investigazioni si tenta di confrontare l’industria dello sfruttamento  animale mostrando al pubblico quello che non si vorrebbe si vedesse,  la sofferenza ed il dolore all’interno degli allevamenti , la brutalità e la noncuranza con cui gli animali sono trattati, gli effetti di una vita in cattività che si esplicitano in comportamenti stereotipati e compulsivi, ferite ed amputazioni, cannibalismo, malformazioni e patologie mai curate di diverso tipo.
Molte persone hanno iniziato a fare certe considerazioni proprio dopo aver visto  cosa accade dietro ai muri di laboratori ed allevamenti, e numerose campagne di rilievo sono iniziate grazie alla rabbia e alla motivazione che immagini rubate sono riuscite ad infondere nelle persone:  la campagna “ Save the Newchurch Guinea Pigs” nacque proprio in seguito al video dell’ALF che documentava le condizioni di questi splendidi animali all’interno del lager posseduto dalla famiglia Hall, la campagna SHAC iniziava la sua lunga storia dopo la diffusione sui media nazionali inglesi del filmato “ It’s a dog’s life”,  realizzato sotto copertura all’interno del laboratorio HLS.
Il lavoro di investigazione di per sé, per quanto fornisca indispensabile materiale per poter contrastare le falsità e le menzogne dell’industria  ed abbia un grande potenziale educativo, pone purtroppo alcune criticità:
-In primo luogo affrontare gli aguzzini in campo “mediatico” tentando di rendere meno pulita la loro immagine tende ad essere un percorso ingannevole, considerato il supporto pubblico e politico di cui queste aziende godono ( partendo dal presupposto secondo il quale la pubblica opinione considera l’antroponcentrismo un concetto non discutibile, e lo sfruttamento animale, seppure “antipatico” ad alcuni, appare come naturale e congenito alla razza umana) . Ne deriva che le aziende responsabili  non accettano di mettere neanche in discussione se sia giusto o meno rinchiudere e torturare esseri viventi per profitto, ma spostano il discorso su argomenti irrilevanti, come nuove regolamentazioni, nuove gabbie ed arricchimento delle stesse, più controlli e via dicendo.  Ma una gabbia resta tale, non importa quanto grande o arricchita essa sia. Ogni essere animale all’interno di una gabbia sta soffrendo, sia che quella sofferenza si esprima attraverso ferite che ne esplicitino la condizione,  sia che venga celata nel silenzio. Far capire questo ai nostri avversari, portare il livello dello scontro su questo punto, sull’esistenza stessa della gabbia e non sulla condizione “eccezionale” di maltrattamento, è probabilmente uno degli aspetti più complessi  della questione.
– Secondariamente,  il rischio è che gli sforzi di mostrare alle persone immagini che le spingano a riflettere e riconsiderare il proprio ruolo ed le proprie abitudini si perdano nell’odierno flusso di informazioni che saturano lo “spettatore” nella società in cui viviamo, l’era del web 2.0 dove ogni persona  è esposta ogni giorno a centinaia di informazioni, moltissime delle quali sotto forma di immagine fotografica o video, ed in cui le percezioni e le reazioni degli individui sono state progressivamente annichilite;  di conseguenza immagini che mostrano estrema sofferenza e condizioni che, per persone già attente o sensibili a queste tematiche appaiono intollerabili,  vengono percepite una volta diffuse come “un altro video sulla rete”, un qualcosa da cliccare e buttare nel dimenticatoio dopo pochi minuti.
Nel caso del video sull’allevamento di uova “Bruzzese” queste criticità sono state parzialmente superate: l’investigazione è infatti funzionale ad un immediato obiettivo , fermare la costruzione di un allevamento più grande, sempre di galline ovaiole da parte della stessa azienda all’interno di un parco protetto, il parco del Roccolo, nella città di Busto Garolfo. Si è scelto di focalizzare la propria attenzione esclusivamente su questa azienda, piuttosto che filmarne molte nel tentativo di dare una prospettiva generale sullo stato dell’industria, come è accaduto nella maggior parte delle precedenti investigazioni pubblicate. Il livello del confronto è stato quindi stabilito da subito, la dimensione generale  ha lasciato il posto ad una dimensione locale e diretta, in cui le parole di Bruzzese non trovano alcuno spazio davanti alle foto di animali privi di piume agonizzanti  nelle loro gabbie, ed in cui chi vede il video perde il “conforto” di percepire quelle immagini come lontane dalla propria realtà, in quanto relative ad uno specifico, identificato e conosciuto luogo dello sfruttamento.
L’investigazione è stata presentata in strada, con una iniziativa nella città di Varese sempre la scorsa settimana, ed un’altra che si terrà  a Milano, sabato 14 gennaio, in corso V.Emanuele.
Superare l’ impersonalità della semplice fruizione del video attraverso internet può essere importantissimo, coinvolgere le persone attraverso una relazione diretta, in cui l’emotività che le immagini suscitano possa essere condivisa e canalizzata attraverso un coinvolgimento attivo nella lotta può essere una chiave, un modo  per oltrepassare il livello di comune alienazione ed indifferenza tipico degli abitanti delle città oggi.
Nella manifestazione di Varese persone in una gabbia avevano alle spalle uno striscione : “ immagina se questa fosse la tua vita”, un modo per richiamare l’attenzione sul reale problema, che non sono le irregolarità che un potenziale veterinario ASL potrà mai riscontrare, ma l’esistenza stessa di quelle gabbie e la mercificazione degli animali da parte dell’uomo.
Il video è stato recentemente rimosso da Vimeo.com, motivo per il quale è divenuto importante diffonderne il link attraverso la versione su youtube.com di modo da farne continuare la circolazione :


http://www.youtube.com/watch?v=LwHAaXOJl5Q

Altre investigazioni recentemente pubblicate da gruppi internazionali :
-Investigazione sugli allevamenti di volpi e visoni in Finlandia  da parte del gruppo “Oikeutta eläimille” : http://tarhauskielto.fi/

-Investigazione sugli allevamenti di maiali in Finlandia sempre svolta da “Oikeutta eläimille”: http://sikatehtaat.fi/english

-Alcune delle investigazioni del gruppo internazionale “Animal Equality” : http://www.animalequality.net/videos

-Investigazione sugli allevamenti di conigli in Olanda, gruppo “Ongehoord”: http://achtergeslotendeuren.org/

-Investigazione negli allevamenti di animali da pelliccia norvegesi, “Nettverk for dyrs frihet” : http://www.forbypels.no/

Posted in attivismo, liberazione animale.