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Nasce liberazioneanimalegenova.org

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Dopo circa un anno di attività, che a rilento e con non pochi sforzi ha visto riprendere le iniziative contro lo sfruttamento animale in quel di Genova, abbiamo pensato fosse importante avere un vero e proprio sito, per coordinare al meglio il lavoro e per offrire una prospettiva il più completa possibile su ciò che facciamo, e soprattutto su ciò che ci piacerebbe riuscire a fare.

Abbiamo introdotto la sezione ‘Campagne’ dove è possibile tenersi aggiornati /e sui progetti concreti che seguiamo e seguiremo, una pagina ‘Appuntamenti ed Iniziative’ per conoscere gli eventi in programma e la pagina  ‘Supporto e solidarietà’ , a ribadire l’importanza del sostegno attivo alle persone colpite dalla repressione e da cui si può accedere alle campagne di supporto che seguiamo direttamente, come quella per i/le ‘Barchem4’.

Il blog liberazioneanimalegenova.noblogs.org continuerà ad esistere come piattaforma per trovare traduzioni, articoli ed  interviste tratte da siti e pubblicazioni ecologiste ed animaliste radicali sia italiane che estere, nella speranza di riuscire a costruire presto un discreto archivio. Chiunque fosse interessato /a  a partecipare al progetto non ha che da scriverci alla mail algenova@autistici.org

www.liberazioneanimalegenova.org

What do we want? Animal liberation! When do we want it? 

NOW!

 

Posted in attivismo, general.


24 marzo 2013 : Iniziativa informativa contro lo sfruttamento animale e di promozione del veganismo

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Nonostante un clima ed un meteo decisamente ostile, diversi attivisti ed attiviste si sono incontrati /e a Genova per una iniziativa di sensibilizzazione verso lo sfruttamento degli animali da parte dell’industria alimentare e di promozione del veganismo.

Per circa due ore diversi filmati  di investigazioni realizzate negli ultimi due anni da diverse realtà antispeciste sono stati proiettati in una strada del centro cittadino, mentre gli/le attivisti /e reggevano cartelli dove diverse espressioni dello sfruttamento animale venivano rappresentate insieme ad una frase atta a far riflettere gli indifferenti passanti che percorrevano la via in quel momento.

Lo sfruttamento degli animali è uno dei pilastri che fonda la moderna ed opprimente società nella quale viviamo: per quanto possa apparire complesso, demoralizzante e talvolta frustrante informare le persone che ostinatamente rifiutano di comprendere la drammaticità e l’urgenza della nostra lotta, è un tassello fondamentale nel percorso verso la liberazione. Iniziative come questa vogliono essere un tentativo per far riflettere, per generare cambiamento. E se anche una sola delle persone con cui abbiamo avuto la possibilità di parlare oggi riconsidererà la propria relazione con gli animali non umani, lo scopo di iniziative come questa è da considerarsi sicuramente raggiunto

Guarda tutte le foto dell’inizativa QUI

 

Posted in attivismo, liberazione animale.


Mercoledi 27 marzo – Buffet benefit e proiezione di ‘Earthlings’

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Mercoledi 27 marzo, dalle h 18

*Aperitivo-buffet vegan benefit per Francesco

accusato di ‘ devastazione e saccheggio’ in seguito alla rivolta avvenuta a Roma, il 15 ottobre del 2011.

Coloro che ‘devastano e saccheggiano’ le nostre vite, quelle degli altri animali ed il pianeta sul quale viviamo sono governi, banche ed aziende multinazionali, non quegli individui che decidono di ribellarsi alle logiche della produzione e del consumo, del profitto e dello sfruttamento. 

Solidarietà a tutte e tutti coloro colpite /i dalla repressione!

*Proiezione di ‘EARTHLINGS – TERRESTRI’ 

Film del 2005, narrato da Joaquim Phoenix, che analizza nella loro complessità le relazioni esistenti tra esseri umani ed animali su questo pianeta, rimettendole in discussione. Un documento tanto duro quanto reale, atto ad indurre riflessione ed autocritica.

Con dibattito a seguire.

Alla Casa occupata di Vico pellicceria 1, centro storico, Genova!

Posted in general.


I volti dello specismo – presidi informativi sullo sfruttamento animale ed il veganismo

 

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Lo specismo permea la società in cui viviamo nei suoi aspetti più molteplici.

Fonda le sue radici nella concezione dell’ “altro”, sia esso umano o animale, come qualcuno /a funzionale alle nostre esigenze e benefici.  Questo tipo di percezione, che nel corso della storia ha giustificato violenze, torture e sofferenza ardue ad immaginarsi ai danni di chiunque fosse ‘altro’ rispetto al gruppo dominante, ha trovato nella società consumista una particolare forma di espressione : se infatti, prima dell’era industriale e dell’inizio del moderno processo di urbanizzazione, la violenza nei confronti dell’ ‘altro animale’ era largamente esercitata in maniera diretta (ad esempio la macellazione degli animali veniva gestita autonomamente, a livello familiare), oggi quello stesso tipo di violenza è stata meccanicizzata, sistematizzata, ed è gestita dall’industria in maniera indiretta.

Le persone consumano carne, latticini, uova ed altri prodotti dello sfruttamento animale senza sapere, né voler sapere, che cosa comporti la loro produzione.

Grazie alla propaganda pubblicitaria da parte delle aziende coinvolte nello sfruttamento animale, che dipinge le mucche libere su prati in fiore e galline che scorrazzano libere nell’aia di bonari contadini, l’orrore di macelli ed allevamenti viene sepolto lontano da occhi e coscienze, inimmaginabile per la maggior parte delle persone. Si tratta di una involontaria ed indotta alienazione dalla realtà, funzionale al profitto delle lobby dello sfruttamento.

Questo tipo di dinamica si esplicita chiaramente, ad esempio, in occasione di feste e ricorrenze religiose che prevedono la macellazione di un determinato animale, come ad esempio  l’agnello durante la Pasqua. Sebbene la maggior parte delle persone inorridirebbe all’idea di dover macellare un agnello direttamente, milioni di animali vengono sgozzati per finire sulle tavole dei credenti , ligi al rispetto delle tradizioni, poco importa se queste richiamino alla millenaria oppressione di chiunque sia ‘altro’ rispetto alla religiosa concezione patriarcale-antropocentrica del mondo.

Domenica 17 e domenica 24 marzo saremo in strada per mettere in evidenza questo contrasto, e proporre la realtà dello sfruttamento animale agli occhi delle persone attraverso immagini ,video provenienti da allevamenti, macelli ed altri luoghi di sfruttamento e la diffusione di materiale gratuito.

***

Domenica 17 marzo – h15 -18:30 – via San Lorenzo, Genova

Domenica 24 marzo – h15 -18:30 – via San Lorenzo, Genova

Per mostrare le storie di tutti/e coloro che, anche in questo momento, nascono, vivono e muoiono in una gabbia, per divenire beni di consumo o scarti di produzione.

Per la fine dello specismo, per la liberazione animale

Liberazione Animale Genova

 

***

Liberazione Animale Genova è un gruppo che si batte per la liberazione di ogni essere vivente, si tratti di animali umani o non umani, dall’oppressione e dalla discriminazione. Una lotta per la liberazione animale non può che essere lotta politica. Politica intesa come gestione consapevole ed autonoma del vivere comune e non come politica dei partiti e delle istituzioni, della quale nulla ci importa.

Per questa ragione chiunque non si riconosca nei nostri contenuti e manifesti idee o atteggiamenti fascisti, razzisti, sessisti, omofobi ed autoritari, ovvero esponga simboli e sigle riconducibili a tali idee, non sarà accettato /a alle nostre iniziative.

Posted in attivismo, liberazione animale.


Olanda : Sentenza di primo grado nel caso ‘Barchem 4’

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Ieri, dopo oltre  3 anni, la sentenza contro gli /le attivisti /e accusati /e di una liberazione di 5000 visoni nel villaggio olandese di Barchem è stata letta a Rotterdam.
 

 

Le 4  persone sono state tutte condannate per :

– Il presunto danneggiamento di una parte della recinzione dell’allevamento di visoni, che avrebbe creato un danno economico per l’allevatore.

– La liberazione di 5000 visoni dalle gabbie.

Gli avvocati degli  /lle attivisti /e avevano  chiesto l’assoluzione completa, considerando il fatto che nel corso dell’inchiesta la polizia ha utilizzato metodi di osservazione poco chiari e formalmente illegali che avrebbero potuto far saltare la tesi accusatoria: questa richiesta è stata negata dal giudice che ha ritenuto tali metodi fossero accettabili.

L’accusa ha insistito sul fatto che le tecniche di sorveglianza utilizzate per le indagini sono state motivate dal fatto che vi erano buone ragioni di credere che le persone coinvolte avessero formato, insieme ad altri, una organizzazione criminale finalizzata a commettere azioni connesse alla liberazione animale in Olanda.

Il giudice ha dichiarato inoltre che il fatto che tutti i testimoni (che erano tutti agenti di polizia) siano rimasti anonimi, aspetto che  è stato messo in discussione dalla avvocati durante il processo, fosse giustificabile in quanto  i /le 4 attivisti /e erano una “minaccia” per la sicurezza degli agenti di polizia, e che il motivo per cui nessuna azione contro gli agenti si è verificata durante questo periodo è stato, in effetti, perché sono rimasti anonimi . Una considerazione ai limiti dell’assurdo, finalizzata a giustificare i metodi sproporzionati che la polizia ha  usato per costruire questo caso.

Si afferma inoltre che gli /le attivisti /e hanno agito esclusivamente “guidati /e dalle loro convinzioni circa il benessere degli animali, senza preoccuparsi delle conseguenze finanziarie ed emotive per il proprietario dell’allevamento di animali da pelliccia, la sua famiglia e tutti i dipendenti nel settore della pelliccia. Questa azione ha causato al proprietario ed alla sua famiglia un’esperienza traumatica che non verrà facilmente dimenticata

Il giudice ha condannato a 120 giorni di carcere tutte e 4 le persone, da questo periodo
vanno sottratti i giorni che 3 dei 4 attivisti hanno già trascorso in carcere. Per tutti gli imputati i giorni rimanenti verranno applicati solo in caso di violazione delle condizioni di libertà vigilata, in vigore per un periodo di 2 anni a partire da adesso.

E’ stato dichiarato che il breve periodo di carcerazione imposto dalla sentenza è stato determinato, tra le altre cose, dal lungo periodo di tempo passato dal fatto in questione  sino ad oggi, nonostante questo,  è stato applicato ai 4 attivisti anche un periodo di “lavori sociali” ( pena alternativa al carcere particolarmente in voga nelle avanzate “democrazie” nord europee)  pari a 180 ore di servizio per 3 persone ed a 240 ore per la quarta, nel caso si ritenesse il servizio sociale non fosse stato “adeguatamente svolto” il giudice potrebbe ordinare una ulteriore pena carceraria di 90 giorni.

Va poi menzionato il fatto che l’allevatore ha dichiarato durante il processo un danno economico subito ( da allevamento e sistema di selezione degli animali) di € 101,104, per il momento questa richiesta è stata estromessa dal procedimento penale e verrà stabilito se la somma debba essere risarcita da un procedimento civile in seguito.

Alcuni /e  degli /lle imputati /e potrebbero decidere di presentare appello contro la sentenza.

Vorremmo ringraziare, per il momento, tutti i gruppi e gli individui che attraverso le loro parole, le loro azioni ed iniziative hanno sostenuto i /le Barchem 4 in questo periodo, senza il vostro aiuto e la solidarietà attiva un supporto reale ed efficace non sarebbe stato possibile: invitiamo tutti /e a mantenere alta l’attenzione sul caso per capire meglio come per sostenere i /le  nostri /e compagni /e d’ora in poi!

Altre notizie sul caso saranno presto diffuse.
Gruppo di supporto Barchem 4 // SVAT”

Posted in attivismo, liberazione animale, supporto prigionieri.


Domenica 3 Marzo, Brescia – Support the Barchem 4: Liberazione animale, tra azione diretta e repressione.

Support-The-Barchem4---Brescia-3-Marzo-2013_webI ‘Barchem4’ sono un gruppo di attiviste/i per la liberazione animale accusate/i di aver liberato 5.000 visoni da un allevamento nei pressi della cittadina olandese di Barchem nel 2009.

Una vicenda molto importante, una storia di liberazione animale, azione diretta e repressione; un esempio di come il governo olandese, utilizzando capi di accusa spropositati e manovre repressive spesso anche poco trasparenti, stia cercando di reprimere il forte movimento di liberazione animale olandese, applicando trattamenti punitivi particolarmente duri.

Sarà presente un’attivista dei ‘Barchem4’ che racconterà la sua esperienza, mettendo in evidenza i passaggi più importanti di questo caso.

Una serata a tema dedicata alla lotta contro l’industria della pelliccia, alla lotta per la liberazione animale e alla repressione. Ma non solo.
Sarà un momento per discutere anche dell’importanza della solidarietà attiva, della necessità di creare un movimento consapevole in opposizione alla repressione che può colpire in ogni momento qualsiasi genere di lotta che si ponga come obiettivi un cambiamento culturale e la giustizia sociale.

La lotta per la liberazione animale pone le sue radici nella critica all’autoritarismo, nel desiderio di libertà per tutte e tutti. Viviamo in una società che mercifica i corpi, che rende schiavi e schiave, che accetta e legittima qualsiasi genere di prevaricazione. Vorremmo arrivare ad abbattere e distruggere qualsiasi ostacolo che possa impedire e limitare la libertà individuale di qualsiasi individuo, umano e non umano.

Per queste ragioni il collettivo ‘Antispecisti Libertari Brescia’ e ‘HFPS – Hardcore For Political Support’, hanno deciso di organizzare questo momento di incontro e di informazione.

Il programma della serata prevede diversi interventi, la proiezione di un video, spazio per il dibattito e proprio per questo vi invitiamo ad essere puntuali.

Programma della serata

– Presentazione della serata (a cura di Antispecisti Libertari Brescia)
– Presentazione del progetto benefit HFPS (a cura di Hardcore For Political Support)
– Panoramica sul caso Barchem4 (a cura di Liberazione Animale Genova)
– Proiezione video – MORIRE PER UNA PELLICCIA (la nuova investigazione di Nemesi Animale e essereAnimali all’interno degli allevamenti di visoni in Italia)
– Intervento di una attivista imputata nel caso Barchem4
Spazio a interventi, discussioni, approfondimenti.

A seguire abbondante Aperi-cena Vegan Benefit dall’antipasto al dolce
contributo 5 euro.

Sarà presente anche un tavolo informativo con materiale sul veganismo, sfruttamento animale, antispecismo e magliette benefit.

Antispecisti Libertari Brescia
HFPS – Hardcore For Political Support

Maggiori informazioni sul caso Barchem4:
http://svat.nl/barchem4/en/index.html

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Prospettive per un attivismo efficace e repressione da parte dello Stato : Intervista a Jake Conroy, ex prigioniero antivivisezionista della campagna SHAC

Pubblichiamo la traduzione di un’intervista recentemente apparsa sul sito di musica e controcultura punk profanexistence.com a Jake Conroy, ex prigioniero politico statunitense.

La ragione per cui abbiamo pensato di tradurre e diffondere questa intervista è perché pensiamo possa offrire una retrospettiva, seppure parziale, su quello che è stata in Nord America e nel resto del mondo, quella che passerà alla storia come la più determinata campagna antivivisezionista mai esistita: la campagna Stop Huntingdon Animal Cruelty.

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Prospettive per un attivismo efficace e repressione da parte dello Stato : Intervista a Jake Conroy,  ex prigioniero antivivisezionista .

 
Come ridurre sul lastrico una multinazionale dello sfruttamento?

500 animali al giorno muoiono nei laboratori di Huntingdon Life Sciences (HLS), una delle più grandi aziende di sperimentazione a contratto nel  il mondo.  Cani beagles, primati, conigli, topi, ratti, gatti e altre specie vengono bruciati, feriti e tagliati, vengono loro  iniettati veleni mentre sono vivi e coscienti. Questo per garantire che prodotti come il Viagra o pillole per dimagrire riescano a raggiungere gli scaffali dei negozi di tutto il mondo. Allo stesso modo gli animali vengono torturati dentro le sedi di questa multinazionale per commercializzare sementi OGM, pesticidi, fertilizzanti e detergenti per la casa.

Una manciata di individui determinati ha dato vita sul finire degli anni 90 ad una campagna che ha ridotto questo gigante della vivisezione in ginocchio ed ha fatto in modo che  oltre 500 aziende abbiano smesso di fare affari con HLS, compresa la loro compagnia di assicurazione,alcuni loro fornitori, alcuni loro clienti, la loro banca. Gli stessi attivisti sono riusciti ad ottenere l’esclusione di HLS dalla Borsa di New York,  facendo in modo che le loro azioni venissero svalutate in massa.

jake pic 1Jake Conroy è stato uno degli attivisti coinvolti nella campagna Stop Huntingdon Animal Cruelty(SHAC) negli Stati Uniti,  gestendo il sito, ed organizzando manifestazioni e presidi.

Per questo, Jake è stato condannato a 4 anni di carcere.

Nonostante la  costante repressione e le assurde pene carcerarie imposte  in America ed in Gran Bretagna ai danni di diversi attivisti la campagna SHAC continua, da ormai oltre dieci anni, senza sosta con un solo obiettivo fondante : chiudere HLS per sempre.

PE: Come ti sei trovato coinvolto con l’attivismo per gli animali, e nello specifico campagna SHAC?

JAKE: Ho sempre avuto una forte percezione della sofferenza dei  più deboli per tutta la vita.  Non ho realizzato, però,  sino a quando avevo 19 anni che i più deboli tra i deboli nel mondo erano gli animali non umani. Ho passato molto tempo a pensare al come indirizzarmi verso il problema, leggendo  libri ed opuscoli trovati a concerti punk/hardcore , guardando video ovunque li potessi trovare (impresa abbastanza difficile nell’era pre-YouTube). Per qualche tempo sono stato titubante, in procinto di fare quel salto e mettermi in gioco in prima persona.

Vivevo a Seattle in quel momento , ed un giorno camminando a piedi verso scuola ho incrociato alcune persone che protestavano contro il circo dove gli elefanti erano costretti ad attraversare l’intera città per miglia in mezzo al traffico. Sono passato davanti al presidio e non ha detto una parola, sebbene sentivo che avrei voluto. Così mi voltai, tornai indietro e chiesi a quelle persone che cosa stavano facendo, chi erano e come avrei potuto entrare in contatto con loro. Mi risposero semplicemente: “Siamo nelle Pagine Gialle”.

Effettivamente, cercando alla voce “associazioni animaliste”, c’era un annuncio – The Animal Rights Network Northwest.  Chiamai il numero e potei reperire informazioni sulle proteste in programma contro il circo, ed il fine settimana successivo tornai al presidio, questa volta per prendervi parte.

Nei  5 anni dopo  ho partecipato ad azioni di  disobbedienza civile,  ho organizzato campagne per chiudere saloni di pellicceria, ho contribuito a fare di Seattle una delle città più attente verso gli animali, e sono stato arrestato (con il mio attuale co-imputato Josh Harper) per l’impegno nel sabotaggio della prima caccia alle balene nelle acque costiere degli Stati Uniti, dove mi sono trovato a pilotare una barca tra balene e baleniere.

Nel 2001 avevo iniziato a lavorare localmente sulla campagna contro HLS nella zona di Seattle, quando ho ricevuto una telefonata da un amico che mi chiedeva se volevo spostarmi nella zona est degli USA per un paio di mesi per iniziare a contribuire alla creazione dell’ ufficio americano della campagna SHAC, Stop Huntingdon Animal Cruelty USA. Non avevo niente altro da fare, così ho impacchettato le mie cose per dirigermi a Philadelphia.  I primi 3 mesi mi hanno dato la motivazione necessaria per decidere di non tornare indietro. I 5 anni a seguire li ho dedicati a contribuire con tutto me stesso ad una delle campagne più emozionanti della mia vita.

PE: Cosa si può imparare da SHAC, e dalla repressione che avete dovuto affrontare?

JAKE: Penso che la cosa più importante che le persone possano imparare da questa campagna è che il loro attivismo deve essere strategico, intelligente, e creativo, pur non dimenticando la necessità di essere premurose, attente, e calibrarele scelte.

Non dobbiamo buttarci a capofitto in qualcosa facendolo in un certo modo solo perché “è sempre stato fatto così”, anzi dobbiamo cercare di ponderare i possibili esiti, essere pronti ad accettarli e non temerli.Bisogna capire che siamo sempre alla prova, le nostre azioni devono essere significative ed avere un impatto nella strategia di lungo periodo.

PE: Da cosa pensi derivi il successo della campagna SHAC?

JAKE: Bobby Seale, il co-fondatore del Black Panther Party, una volta ha detto che per avere successo è necessario saper catturare l’immaginazione della gente, e la campagna SHAC USA ha fatto proprio questo.

In quel momento in Nord America le grosse organizzazioni nazionali welfariste stavano cominciando a tentare di “comprare” il movimento di base, nell’intenzione di spostare il dibattito dalla liberazione  al protezionismo, nel tentativo di convincere le persone che avrebbero fatto la loro parte sottoscrivendo la loro tessera una volta all’anno ed inviando regolari donazioni per finanziare i loro sempre più alti stipendi. Stavano destabilizzando il movimento di base, forzando la gente alla passività. Ma in fondo era chiaro che il movimento voleva altro.

SHAC USA entrò in azione in fretta e furia. Si disse sin da subito ,a voce alta e con orgoglio, che non avevamo intenzione di farci da parte ed accettare gabbie più grandi,  avremmo puntato il dito contro i responsabili reali, contro le loro azioni e la loro crudeltà verso gli animali, non importa quando o dove. Siamo stati entusiasti di andare oltre, sostenere idee e tattiche radicali quando nessuno aveva più voglia di farlo.

Abbiamo creduto nel potere delle persone, nell’organizzazione autonoma ed orizzontale, e soprattutto nel sostenere ogni tipo di strumento di lotta  a disposizione per mettere in atto il cambiamento. In pochi mesi siamo riusciti ad ottenere vittorie con un gruppo di base di attivisti volontari che 4 grosse associazioni con dipendenti stipendiati non avevano mai raggiunto. Si è riusciti a catturare i cuori e le menti del movimento e l’attenzione del pubblico,  siamo andati avanti senza sosta, spazzando via chi si metteva di mezzo.

dog-flyposter-a3-jpegPE: SHAC si è focalizzata sulla vivisezione, nello specifico verso un’azienda che lavora per conto di altre per testare prodotti di consumo quali Viagra o pillole dimagranti. Perché la scelta di concentrarsi sulla vivisezione piuttosto che le pellicce, i circhi o sugli orrori delle industrie alimentari ?

JAKE: Ci sono così tante atrocità perpetrate contro la terra, e gli animali, sia umani che non umani, che vivono su di essa.  E’ estremamente facile cadere in un modello di lotta secondo il quale si tenta di indirizzarsi su ogni fronte. Ma abbiamo bisogno di saper organizzare la strategia delle nostre campagne e di lottare con intelligenza.

C’era stata una campagna contro HLS sulla fine degli anni ’80, con alcune azioni incredibili, semplicemente non era ben studiata e non è riuscita ad ottenere nulla. La fine degli anni ’90 ha visto però una sorta di “tempesta perfetta” in Inghilterra. Il movimento era riuscito in poco tempo a chiudere l’allevamento di beagles per la vivisezione  “Consort Kennels” , L’allevamento di gatti “Hillgrove”, quello di conigli “Regal” e si stava impegnando per chiudere l’allevamento di scimmie “Shamrock” e quello di porcellini d’India “Newchurch”. L’energia era al massimo, le vittorie si susseguivano.

Nel frattempo, Huntingdon era stata messa allo scoperto da due investigazioni sotto copertura in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ed era quasi in bancarotta. Erano un bersaglio enorme, sull’orlo della chiusura, e avevano semplicemente bisogno della spinta giusta per finire nel baratro.

La campagna si presentava come rischiosa, ma era parte di una più ampia strategia globale che si stava dimostrando come estremamente efficace. HLS è la terza azienda mondiale di sperimentazione animale ed era ad un passo dalla bancarotta, messa in ginocchio proprio dal movimento di base. Abbiamo ritenuto che i tempi fossero maturi.

PE: Pensi ancora che la campagna SHAC possa proseguire con successo? Quale pensi che sia  la rilevanza della campagna oggi?

JAKE: Martin Luther King Jr. ha detto che l’arco dell’universo è lungo, e tende a piegare verso la giustizia. E per aggiungere una nota in calce di Becky Tarbotton, “a volte non lo vediamo piegare, a volte ci si sente come se fosse piatto. E altre volte si può vedere ad occhio nudo che quell’arco piega verso la giustizia”

Sono ancora convinto che questa campagna possa e voglia arrivare al risultato. SHAC ha subito numerosi colpi da parte della repressione e la struttura ne è uscita indebolita, ma come tutte le cose buone, continua a muoversi in avanti, continua a piegare verso la giustizia. Ci sono ancora in tutto il mondo persone che si attivano nel tentativo di chiudere HLS per sempre, e dobbiamo considerare che il tracollo finanziario di questo laboratorio è ancora in corso.

Credo che l’importanza di questa campagna si espliciti nella tenacia, la passione,  e la nostra determinazione, come movimento globale, nell’arrivare alla giustizia, non importa quanto ci voglia. Le tattiche di questa campagna sono state innovative, potenti, sono state e continuano ad essere utilizzate da un ampio spettro di movimenti di tutto il mondo per lottare. Questo elemento da solo ci serve a capire quanto questa campagna sia stata fondamentale e quanto lo sia tutt’ora, a prescindere dal risultato ottenuto.
PE: Come pensi le persone oggi possano rendere il loro attivismo maggiormente efficace?

JAKE: Successi ed efficacia arrivano tenendo bene in mente la nostra storia collettiva, lavorando sodo, dando spazio all’immaginazione, ma sempre avendo presente una strategia che funzioni a lungo termine.

Come attivisti oggi abbiamo ancora l’occasione unica per confrontarci ed imparare da alcuni dei più grandi rivoluzionari dei decenni passati. Queste persone sono ancora qui, anni dopo, desiderose di contribuire con la propria esperienza, di spiegarci i loro errori e raccontarci  le loro vittorie. Queste sono opportunità di cui dobbiamo approfittare prima che sia troppo tardi.

Dobbiamo poi capire che stiamo vivendo in una fase storica di crescente oppressione per essere un attivista. Gli obiettivi contro i quali ci battiamo hanno più potere che mai e stanno cercando di silenziarci ed imprigionarci con ogni mezzo a loro disposizione. Va definita una strategia per rispondere ai loro colpi. Dobbiamo renderci conto che alcuni vecchi metodi, le tattiche che usavamo sino a qualche anno fa non funzionano più ed è necessario rompere gli schemi, essere creativi, aggirare gli ostacoli che tentano di porci davanti, per arrivare ad ottenere ciò che vogliamo.

Infine, dobbiamo essere intelligenti. Non possiamo pensare di correre a testa bassa contro un muro senza sosta. Dobbiamo avere la capacità di guardare avanti e pensare a come pianificare i nostri progetti non solo per l’anno dopo, ma per la prossima generazione che verrà dopo di noi. È necessario scandagliare a fondo il nostro modo di agire per arrivare al cambiamento, capire come fare in modo che si trasformi in un percorso duraturo.

 PE: Sei ancora impegnato nell’attivismo per gli animali ora che sei uscito dal carcere?

JAKE: Sono ancora impegnato per gli animali, per quanto possa. Attualmente sono al mio terzo ed ultimo anno di libertà vigilata e sono soggetto a numerose condizioni restrittive sulla mia vita privata e su ciò che faccio. Ho restrizioni e controlli sul luogo di residenza, sul mio lavoro e su ogni documento fiscale, vengono tutti controllati dal governo federale. Ho una lista di oltre 30 regole da rispettare, alcune molte specifiche, altre più ampie. Se violo una qualsiasi di queste norme  rischio di essere rimesso in prigione in qualsiasi momento. Se su alcuni aspetti i controlli sono piuttosto vaghi, sono particolarmente meticolosi  per ciò che riguarda l’attivismo e violare le regole in merito sarebbe un modo sicuro per tornare in prigione.

Tuttavia ho trovato altre vie per essere impegnato, come il supporto ai prigionieri e portare avanti lavoro di sensibilizzazione sugli animali con le persone, dove riesco. Al momento lavoro presso una organizzazione ambientalista no-profit che utilizza l’azione diretta non violenta e campagne di pressione verso grosse aziende per ottenere cambiamenti nelle loro politiche. Vi ho trovato delle similitudini con SHAC sebbene sia molto meno radicale, e manchi l’aspetto della determinazione e dell’aggressività, che in un certo senso ci ha portati a finire dentro.

PE: A quanto pare se vogliamo davvero ottenere dei risultati in ciò che facciamo sembra che nella situazione attuale ognuno di noi debba considerare la concreta possibilità di finire in prigione. Hai dei consigli a riguardo? Cosa ti ha aiutato a superare questo periodo?

JAKE: Sebbene penso sia necessario  per le persone oggi essere consapevoli di cosa la repressione stia facendo in tutto il mondo e si debba riflettere su come combatterla, non penso che il carcere sia realmente una possibilità concreta per molti di noi. Se guardiamo alle cose nel loro complesso, ben pochi di noi sono stati effettivamente imprigionati per la quantità di azioni e campagne che ci sono state e che sono in corso. Sfortunatamente il numero di persone dentro le prigioni sta effettivamente aumentando di continuo, ma questo non significa che un giorno o l’altro dobbiamo passarci tutti.

Il caso in cui sono stato coinvolto, gli SHAC7, è stato un esempio perfetto a riguardo. Migliaia di persone soltanto negli USA hanno partecipato, con diversi metodi, alla campagna. Ma solo mezza dozzina di noi sono finiti in un’aula di tribunale. Le statistiche sono a nostro favore. Se fate o farete parte di quella minoranza di noi che deve affrontare il carcere,  il mio consiglio è di ascoltare coloro che sono stati, o sono attualmente, rinchiusi. La prigione è davvero un posto come nessun altro, non esiste un altro luogo paragonabile ad un carcere.

Si tratta di un posto pieno di regole assurde, e non esiste un modo per prepararsi davvero a questa esperienza solo sulla base di come gli altri l’hanno vissuta. Prima di andare dentro ho passato le mie giornate scrivendo con amici che erano stati in passato o erano tutt’ora prigionieri politici, chiedendo loro praticamente ogni cosa mi venisse in mente. Ci siamo letteralmente scambiati manoscritti di pagine a riguardo. Ma alla fine niente può davvero renderti pronto per questo tipo di esperienza. In ultima analisi il carcere è un luogo cupo, solitario e deprimente. Ed una delle poche cose che può realmente far sorridere qualcuno dentro, è ricevere una lettera.

Questo è ciò che permette di sopravvivere questo tipo di esperienza. Per questo motivo voglio incoraggiare tutti a consultare uno dei numerosi elenchi di prigionieri politici, e trovare qualcuno a cui vi va di scrivere. Non è necessario scrivere un trattato sulle proprie idee politiche ( molto meglio evitare) , scrivete che cosa avete fatto durante il giorno piuttosto, raccontate del vostro ultimo viaggio, di cosa avete mangiato la sera prima. Inviate una foto o una cartolina. Questo è ciò che rende più sopportabile la giornata di un prigioniero. Trovate il tempo per approfondirne la conoscenza, per aiutare una persona che sta affrontando un momento difficile. Quello che per voi può essere insignificante, come quei 20 minuti passati a scrivere una lettera, può salvare la vita di un’altra persona che in quel momento è in carcere.
PE: In che modo aver ricevuto lo status di “terrorista” ha influenzato la tua vita dopo la condanna? Quale è la tua attuale percezione dell’essere considerato tale da parte del governo?home1-1j

JAKE: Per chiarezza, nessuno degli SHAC7 ha ricevuto l’aggravante di “terrorismo” in nessuna delle condanne.

Siamo stati tuttavia classificati dal “Bureau of Prisons” come “terroristi domestici”. Durante il periodo in carcere ed ora, con la libertà vigilata, questo tipo di “etichetta” ci ha seguito e non ci ha mai abbandonato.

In prigione questo ha significato avere ogni telefonata monitorata e registrata, avere ogni lettera in entrata ed uscita aperta, letta e fotocopiata, inoltre il numero e durata delle visite esterne è notevolmente ridotto. Ero incluso in una lista di controllo all’interno del carcere sotto la dicitura “detenuto ad alta visibilità”

Venivo considerato uno dei 15 detenuti che, a detta dell’amministrazione, rappresentava una minaccia per la sicurezza della struttura, questo in una popolazione carceraria di circa 1300 detenuti con accuse di omicidio, stupro, rapina a mano armata o di crimini correlati alle attività delle gang.

PE: Ci puoi riassumere le accuse contro di te e quali siano i reati contestati?

JAKE: Kevin Kjonaas, Lauren Gazzola ed io siamo stati giudicati colpevoli di 6 reati, basati sul nostro coinvolgimento diretto e sul riconoscimento di un presunto ruolo di “leader” per la campagna SHAC USA.

Nel complesso i reati contestati erano la violazione della legge del 1934 sulle molestie via telefono, un’accusa di cospirazione per aver violato l’ “Animal Enterprise Protection Act” ( ora chiamato  “Animal Enterprise Terrorism Act” – legge speciale creata dal governo americano con l’unico scopo di reprimere il movimento eco-animalista ndr ), un’accusa di cospirazione per commettere stalking a livello federale, e tre accuse di stalking a livello federale.

In sostanza siamo stati giudicati colpevoli di gestire una pagina web che pubblicizzava iniziative, riportava azioni e dibatteva strategie, ci veniva contestato di aver pubblicato report di tali eventi ed azioni dopo che queste erano avvenute ( esattamente come un giornale on-line), di aver condiviso idee e di aver sostenuto tattiche discutibili. Avendo fatto tutto questo via internet si sono virtualmente oltrepassati i confini dello Stato, e siamo entrati in una “cospirazione” con chiunque utilizzasse internet e consultasse il sito. Secondo loro la semplice pubblicazione di testi teorici ed il riportare le azioni fornivano un incoraggiamento per chiunque consultasse il sito ad uscire di casa e ripetere gli stessi gesti.

Si è trattato di un inverosimile (sebbene ben riuscito) tentativo di criminalizzare modi di manifestare determinati , sebbene legali, il supporto di idee radicali e che provocano dibattito come l’azione diretta non violenta, e la condivisione di idee.

PE: Ci puoi parlare del ruolo che la musica e la sottocultura ad essa associata possono avere nell’attivismo per la liberazione animale?

JAKE:  La musica ha avuto un ruolo molto influente nella crescita dei movimenti di base radicali. La prima volta che ho sentito parlare del movimento per la liberazione delle persone di colore ed il movimento delle “Black Panthers” è stato dopo aver acquistato l’LP  “Fight the Power” dei Public Enemy, quando ero alla scuola media. Ero un ragazzo bianco, cresciuto nella periferia del New England, e non era facile entrare in contatto con idee radicali nelle aule della scuola che frequentavo.

Da lì a poco avrei iniziato ad ascoltare punk ed hardcore,  due generi musicali che mi hanno permesso di conoscere la cultura del DIY, la filosofia Straight Edge ed il veganismo. Le band, le fanzines ed i libri che riuscivo a recuperare ai concerti, o nei negozi di dischi indipendenti, riempivano la mia immaginazione di idee appassionanti  sul movimento di base, sull’azione diretta, mi hanno fatto capire che non necessitiamo grandi organizzazioni o governi di sorta per mettere in atto il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.

Questo cambiamento è qualcosa che possiamo determinare autonomamente, con le nostre condizioni. Questa non è solo la mia idea, il concetto di autogestione e l’aver approcciato la base teorica dell’azione diretta attraverso la musica eran un fattore comune a 5 delle 6 persone coinvolte nel caso SHAC7, e da famosi attivisti come Rod Coronado o Keith Mann. Grazie al messaggio musicale una intera generazione di ragazzi verso la metà degli anni ’90 è stata introdotta al veganismo, all’attivismo ed all’azione diretta, concetti che avrebbero definito la forma del movimento di liberazione animale.
Per ulteriori informazioni sulla campagna in corso per chiudere HLS potete consultare il sito web di SHAC
http://shac.net/
Per saperne di più sulla repressione del movimento eco animalista in USA e sugli SHAC7

 

http://www.greenisthenewred.com/
http://www.shac7.com/

 

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Un’altra giornata di protesta contro Air France – KLM a Genova!

 

Protesta in aeroporto contro Air France - KlmSabato 26 gennaio diversi attivisti ed attiviste per la liberazione animale si sono nuovamente incontrati nella città di Genova per un altro giorno di protesta contro Air France Klm e il loro coinvolgimento nel trasporto di animali da laboratorio. Per oltre 2 ore canti e slogan sono stati urlati di fronte l’aeroporto locale, dove alcuni voli Air France e Klm partono ed arrivano ogni giorno, ed in cui Air France Klm ha un ufficio per il servizio clienti.

 Diverse persone in attesa del loro volo sono uscite chiedendoci le ragioni della nostra protesta, reagendo con sorpresa nel comprendere le ragioni della nostra rabbia.  Passo dopo passo, protesta dopo protesta, sarà impossibile per questa azienda nascondere le sue menzogne. La loro responsabilità nel sostenere l’industria della vivisezione inizia ad essere conosciuta da molti e la campagna manterrà la pressione fino a quando non smetteranno di riempire le loro stive con esseri senzienti destinati a un futuro di sofferenza esclusivamente per aumentare i loro profitti.

 Nel pomeriggio ci siamo poi trasferiti nel centro della città, dove sono stati consegnati numerosi volantini, mentre attraverso uno schermo sono state proiettate diverse investigazioni sotto copertura in laboratori di vivisezione.

 Presto fisseremo altre iniziative in città contro questa azienda ed il mercato di animali per la vivisezione, per informazioni ed aggiornamenti su proteste in altri paesi e sugli sviluppi della campagna seguite i siti :

 gatewaytohell.net  /////  airsouffrance.fr

Guarda il video della protesta a questo link  : VIDEO

Guarda il set completo di immagini della protesta sul nostro profilo Flickr : FOTO

 Per la liberazione animale e della terra,
Liberazione Animale Genova

 

 

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Nessuna solidarietà con i fascisti: per un movimento di liberazione libero da ogni ambiguità.

Alcun* attivist* provenienti da diverse realtà ed esperienze hanno definito un testo sulla base dei recenti arresti in Toscana, che ci sentiamo di condividere a pieno.

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commando_ALF_550Segnaliamo la notizia di questi giorni riguardo all’arresto di due animalisti, e del mandato di cattura ai danni di un terzo, accusati di 4 attacchi incendiari avvenuti in Toscana negli ultimi tre mesi; l’ultimo dei quali l’incendio del 31 dicembre a 8 camion di proprietà di un’industria di latticini a Montelupo. Tutte le azioni di cui sono accusati sono state rivendicate e firmate con la sigla ALF (Animal liberation front).

Il primo dei tre ad essere arrestato, Filippo Serlupi d’Ongran, ha subito ammesso la responsabilità di tutti e 4 gli incendi.

Negli articoli di giornale si fa riferimento alla sua militanza negli ambienti dell’estrema destra e al fatto che sarebbe frequentatore del centro sociale di destra “Casaggì” di Firenze. Una sommaria ricerca su internet ci ha fornito altre informazioni, tra cui il suo profilo facebook in cui posta foto che lo vedono circondato da donne ridotte ad oggetti sessuali.

Le sue implicazioni con l’estrema destra sono più attuali che mai, lo conferma la scelta dei due avvocati che lo difenderanno: tali Giangualberto Pepi e Andrea Mennini Righini.

Il primo si è candidato per le elezioni comunali di Firenze del 1999 per il Movimento Sociale Fiamma Tricolore:

http://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_comunali_a_Firenze

Piu’ recentemente ha pubblicato un libro dal titolo “Memorie e pensieri di un lupo azzurro”, di chiara influenza fascista e di cui si può leggere un’introduzione che non lascia spazio a dubbi:

http://antimafiaduemila.com/book/4-cultura/598-memorie-e-pensieri-di-un-lupo-azzurro.html

Non a caso il libro è stato presentato il 4 ottobre 2012 al centro sociale di destra Casaggì di Firenze e pubblicizzato sul sito della Giovane Italia – Destra Identitaria e Giovanile:

http://giovaneitaliacertaldo.blogspot.it/

L’altro avvocato, Andrea Mennini Righini, ha difeso a processo un esponente del gruppo ultras neofascista ‘Bulldog Lucca 1998’ della Lucchese accusato di un violento pestaggio di gruppo ai danni di un operaio di sinistra in un pub:

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2010/08/14/news/bulldog-i-giudici-devono-decidere-1.2013269

Non abbiamo trovato informazioni sulle posizioni politiche degli altri due indagati ma la scelta di avere portato avanti azioni insieme a una persona con ideologie filo-fasciste ci fa come minimo sorgere dei dubbi anche su di loro.

“Casualmente” hanno ricevuto supporto finora solo da gruppi di destra come “100% animalisti” e blog di palese ispirazione di estrema destra, come Bikersgrunf (http://bikersgrunf.overblog.com/militanti-alf-liberi-subito), che commenta l’articolo del loro arresto con un “Piena solidarietà da parte mia ai camerati”.

E’ ridicolo che questi personaggi abbiano usato nelle loro azioni una sigla come Alf e per di più racchiusa in una A cerchiata; ma se inseriamo questo episodio in un contesto come quello attuale, in cui gruppi di estrema destra (sempre più numerosi) si appropriano delle tematiche e delle lotte storicamente legate a movimenti anarchici o libertari, allora tutto acquisisce un senso.

montelupo_fiorentino_centro_latticini_incendio311 Dobbiamo essere chiari e determinati nel rigettare ogni tipo di infiltrazione fascista nel movimento di liberazione animale; chi sostiene questo tipo di ideologie autoritarie e discriminatorie tra esseri umani va in direzione opposta alla nostra concezione di liberazione animale, che si inserisce in una lotta più ampia contro ogni forma di dominio e prevaricazione su tutti gli esseri viventi.

Pur condividendo le azioni di cui sono accusati non ci interessa ovviamente supportare queste persone o solidarizzare con loro.

Questo episodio dovrebbe anche essere occasione per un’ulteriore riflessione da parte di individualità e gruppi antispecisti su come trovare strategie o approfondire contenuti che non lascino spazio a dubbi e ad ambiguità;  per ribadire, dunque, i contenuti libertari della nostra lotta.

 

Alcuni/e attivisti/e per la liberazione animale

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Settimana di azione internazionale contro Air France – Klm: decolla la campagna Gateway to Hell.

La scorsa settimana è definitivamente decollata la campagna internazionale contro il trasporto di animali per la sperimentazione “Gateway to hell “, ritornata in pieno effetto dopo qualche anno di pausa, con Air France – Klm, la principale azienda attualmente  responsabile di questa tratta, come obiettivo primario. Decine di demo in diverse parti del mondo,  11 nella sola Germania, 3 iniziative in Italia,  e proteste anche in Belgio, Svizzera,  Francia e Stati Uniti hanno contribuito a riportare al centro dell’attenzione il ruolo che questa azienda gioca nel mercato globale di animali per la vivisezione e a far montare la pressione nei suoi confronti.

Nella giornata di Sabato 1 dicembre abbiamo voluto prendere parte alla settimana internazionale con una giornata di mobilitazione nella città di Genova, con due proteste.

In mattinata divers* attivist*, provenienti da Genova ed altre parti d’Italia,  si sono incontrat* di fronte all’area partenze dell’aeroporto di Genova, poco prima dell’arrivo dei passeggeri del volo Air France per Parigi, in partenza alle 13:30. Per circa 3 ore gli slogan e le urla si sono alternati a discorsi al megafono contro questa azienda ignobile, che deporta, senza vergogna animali ed esseri umani dai luoghi dove vivono, verso un futuro di sofferenza e privazione.

Considerata la grandezza modesta dell’aeroporto di Genova la protesta ha avuto un ottimo impatto ed era impossibile per coloro seduti in sala d’attesa non notare che cosa stava accadendo nel piazzale antistante. Poco prima di andarcene si è pensato che sarebbe stato il caso di fare una breve visita alla biglietteria dell’aeroporto, dove i clienti Air France erano in coda per il check in: due gruppi di persone sono entrati improvvisamente, con striscione e cartelloni alla mano,  da entrambe le porte girevoli, cercando di essere il più rumorose possibile per circa 5 minuti, di fronte alle facce attonite delle persone in attesa.

Nel pomeriggio invece abbiamo pensato di indirizzare il contenuto della seconda protesta all’indifferente folla che popola le strade del centro cittadino nel periodo pre-natalizio, con l’aiuto di uno schermo televisivo che per ore ha proiettato video di cosa accade all’interno dei laboratori di vivisezione, nefandezze di cui Air France – Klm è direttamente responsabile. Molte le persone che si sono fermate,  incredule nello scoprire il ruolo che questa azienda gioca nell’industria della vivisezione e nel traffico di primati.

Pensiamo questa campagna sia assolutamente cruciale nella lotta globale contro la vivisezione, capire come lavorano significa capire come fermarli. Non ci illudiamo certo che una azienda come Air France- Klm possa fare una scelta “etica”, come se questa potesse esistere: si tratta di una azienda, che come ogni azienda capitalista al mondo,  è interessata esclusivamente ad una cosa, il profitto.

Per questa ragione dipende esclusivamente da noi fare loro capire quanto poco profittevole sia fare affari con la vivisezione, cercando di colpirli dove gli fa più male: nel portafogli.

Un sincero grazie a tutte le persone che si sono unite a noi in questa giornata di mobilitazione.

Qui una galleria di foto delle due iniziative : https://secure.flickr.com/photos/liberazioneanimalegenova/

Qui un video della protesta : http://vimeo.com/54678750#at=0

 

 

 

 

 

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