Ieri, dopo oltre 3 anni, la sentenza contro gli /le attivisti /e accusati /e di una liberazione di 5000 visoni nel villaggio olandese di Barchem è stata letta a Rotterdam.
Le 4 persone sono state tutte condannate per :
– Il presunto danneggiamento di una parte della recinzione dell’allevamento di visoni, che avrebbe creato un danno economico per l’allevatore.
– La liberazione di 5000 visoni dalle gabbie.
Gli avvocati degli /lle attivisti /e avevano chiesto l’assoluzione completa, considerando il fatto che nel corso dell’inchiesta la polizia ha utilizzato metodi di osservazione poco chiari e formalmente illegali che avrebbero potuto far saltare la tesi accusatoria: questa richiesta è stata negata dal giudice che ha ritenuto tali metodi fossero accettabili.
L’accusa ha insistito sul fatto che le tecniche di sorveglianza utilizzate per le indagini sono state motivate dal fatto che vi erano buone ragioni di credere che le persone coinvolte avessero formato, insieme ad altri, una organizzazione criminale finalizzata a commettere azioni connesse alla liberazione animale in Olanda.
Il giudice ha dichiarato inoltre che il fatto che tutti i testimoni (che erano tutti agenti di polizia) siano rimasti anonimi, aspetto che è stato messo in discussione dalla avvocati durante il processo, fosse giustificabile in quanto i /le 4 attivisti /e erano una “minaccia” per la sicurezza degli agenti di polizia, e che il motivo per cui nessuna azione contro gli agenti si è verificata durante questo periodo è stato, in effetti, perché sono rimasti anonimi . Una considerazione ai limiti dell’assurdo, finalizzata a giustificare i metodi sproporzionati che la polizia ha usato per costruire questo caso.
Si afferma inoltre che gli /le attivisti /e hanno agito esclusivamente “guidati /e dalle loro convinzioni circa il benessere degli animali, senza preoccuparsi delle conseguenze finanziarie ed emotive per il proprietario dell’allevamento di animali da pelliccia, la sua famiglia e tutti i dipendenti nel settore della pelliccia. Questa azione ha causato al proprietario ed alla sua famiglia un’esperienza traumatica che non verrà facilmente dimenticata ”
Il giudice ha condannato a 120 giorni di carcere tutte e 4 le persone, da questo periodo
vanno sottratti i giorni che 3 dei 4 attivisti hanno già trascorso in carcere. Per tutti gli imputati i giorni rimanenti verranno applicati solo in caso di violazione delle condizioni di libertà vigilata, in vigore per un periodo di 2 anni a partire da adesso.
E’ stato dichiarato che il breve periodo di carcerazione imposto dalla sentenza è stato determinato, tra le altre cose, dal lungo periodo di tempo passato dal fatto in questione sino ad oggi, nonostante questo, è stato applicato ai 4 attivisti anche un periodo di “lavori sociali” ( pena alternativa al carcere particolarmente in voga nelle avanzate “democrazie” nord europee) pari a 180 ore di servizio per 3 persone ed a 240 ore per la quarta, nel caso si ritenesse il servizio sociale non fosse stato “adeguatamente svolto” il giudice potrebbe ordinare una ulteriore pena carceraria di 90 giorni.
Va poi menzionato il fatto che l’allevatore ha dichiarato durante il processo un danno economico subito ( da allevamento e sistema di selezione degli animali) di € 101,104, per il momento questa richiesta è stata estromessa dal procedimento penale e verrà stabilito se la somma debba essere risarcita da un procedimento civile in seguito.
Alcuni /e degli /lle imputati /e potrebbero decidere di presentare appello contro la sentenza.
Vorremmo ringraziare, per il momento, tutti i gruppi e gli individui che attraverso le loro parole, le loro azioni ed iniziative hanno sostenuto i /le Barchem 4 in questo periodo, senza il vostro aiuto e la solidarietà attiva un supporto reale ed efficace non sarebbe stato possibile: invitiamo tutti /e a mantenere alta l’attenzione sul caso per capire meglio come per sostenere i /le nostri /e compagni /e d’ora in poi!
Altre notizie sul caso saranno presto diffuse.
Gruppo di supporto Barchem 4 // SVAT”